È da un anno esatto che devo scrivere questo post (per la precisione dal 14 marzo scorso, quando il signor Mazzardi, su rivista Tupolev, parlò del suo paradosso preferito: il gatto imburrato di Murphy).
La comune interpretazione del paradosso si basa sul fatto che il gatto (d’ora in poi chiamato Ehecatl) ha sulla schiena una fetta (d’ora in poi chiamata FET) imburrata verso l’esterno. Dati questi parametri si dovrebbe innescare il paradosso per cui Ehecatl e FET rimarrebbero a mezz’aria, ruotando all’infinito (in quanto i gatti cadono sempre sulle zampe e le fette imburrate cadono sempre dal lato imburrato) . Ebbene, questa interpretazione presenta delle lacune. Lacune sulle quali non potevo più sorvolare, per onestà etica e deontologia accademica.
Di seguito, nelle figure 1 e 2, spiego quali sono queste lacune. Nella figura 3, invece, espongo la corrette interpretazione delle leggi di Murphy affinchè si inneschi il paradosso.
Fig. 1 FET, posta sul dorso di Ehecatl, non innesca il paradosso in quanto le zampe di Ehecatl raggiungono il suolo prima del lato non imburrato di FET. Paradosso nullo.
Fig. 2 Ehecatl, cadendo di schiena, non innesca il paradosso in quanto FET, guidata dal lato imburrato, raggiunge il suolo prima del dorso di Ehecatl. Paradosso nullo.
Fig. 3 Ehecatl e FET, adeguatamente separati da un supporto, sono posizionati in modo da avere rispettivamente il dorso e il lato non imburrato verso l’esterno, in questo modo le zampe di Ehecatl e il lato non imburrato di FET non potranno mai toccare il suolo, innescando il paradosso e di conseguenza il moto perpetuo.