Giocattoli

  

Quando lasciai l’Argentina dovetti abbandonare i miei giocattoli laggiù: lo spazio nelle valigie era poco e le cose da portare molte. Tre di quei giocattoli li conservo ancora nei miei pensieri.

Giocattoli

Il Topolino di plastica è il giocattolo più vecchio di cui ho memoria, me lo regalò mia madre, un giorno in cui ritornavamo dalla scuola, a Córdoba. Ne aveva due: uno in una mano e uno nell’altra, uno per me e l’altro per mio fratello. In Argentina i soldi scarseggiavano e anche un solo Topolino di plastica, più piccolo della mano di un bambino, rappresentava una spesa da ponderare, forse per questo ora che sono adulto penso a quel topolino con tanto affetto.

Giocattoli

Robocop fu uno dei film chiave della mia infanzia e il suo pupazzo era uno dei miei preferiti. Negli ultimi mesi in cui vissi in Argentina stavo da mia nonna, nel suo rancho a Balcarce e giocavo spesso presso un canale artificiale che di tanto in tanto portava acqua nei campi (la zona è parecchio arida). Un giorno il casco di Robocop cadde nell’acqua e non riemerse. Robocop non fu più lo stesso.

Giocattoli

La Pantera Rosa è forse il giocattolo che mi manca di più, era un pupazzo piccolo, di plastica morbida. Ci ero affezionato tantissimo e prima di lasciare l’Argentina lo tenevo sempre con me.
Lo persi pochi giorni prima di prendere l’aereo. Cercai ovunque, inutilmente. Mi sentivo terribilmente triste e in colpa: non volevo abbandonarlo lì, tutto solo dall’altra parte del mondo. Ancora adesso mi sento così.

In Italia trovai tanti altri giocattoli, ma nessuno meraviglioso come quei tre.

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